GLI OSTACOLI DELLA BUROCRAZIA E LA NECESSITÀ DI UNA BUONA POLITCA MIGRATORIA - Luigi Pinto

GLI OSTACOLI DELLA BUROCRAZIA E LA NECESSITÀ DI UNA BUONA POLITCA MIGRATORIA

3 Mag 2022 - Editoriali

GLI OSTACOLI DELLA BUROCRAZIA E LA NECESSITÀ DI UNA BUONA POLITCA MIGRATORIA

Come spesso ho affermato, l’immigrazione è un concetto complesso e difficile non solo da analizzare ma anche da trattare, per diffidenza istintiva e storica e per la sua stessa natura articolata. Ho avuto modo, in più occasioni, di trattare l’argomento sotto diversi punti di vista: sociologico, economico e culturale.
Ciò che è sempre emerso da queste mie personali analisi è la catena di difficoltà che entrambe le “parti” – se così le possiamo grossolanamente definire – incontrano. Stranieri e paesi ospiti si trovano spesso, e in Italia azzarderei sempre, coinvolti in un match di accuse reciproche, alle volte, tocca dire, anche corrette.
La soluzione ai problemi che i fenomeni di migrazione si portano dietro non è cosa da poco e certamente non è di immediata fattibilità.

Altrettanto vero è però il fatto che molti di questi problemi sono in realtà ostacoli piuttosto semplici da superare, a cui l’asticella viene alzata per pigrizia, negligenza o disinteresse.
Fra tutti trovo l’ostacolo burocratico particolarmente insidioso.
La burocrazia, ça va sans dire, è un argomento noto al limite della banalità in Italia. Lunga, intricata e troppo spesso inutilmente complicata.
Il problema è che quando essa di scontra con la già difficile questione dell’immigrazione spesso e volentieri si arriva ben oltre un semplice disservizio, generando invece veri e propri impedimenti.
Prendiamo ad esempio le certificazioni delle prove d’esame dei livelli linguistici italiani, indispensabili per la richiesta di cittadinanza. I risultati di tali test, che nel caso di esito positivo servono logicamente per stabilire l’idoneità della domanda e procedere con l’iter burocratico, sono consultabili tramite QRcode. O meglio, sarebbero consultabili tramite questo strumento veloce ed efficiente, non fosse che nella maggioranza dei casi la questura si ritrova a dover richiedere l’originale, non facendo fede a un provvisorio che dovrebbe poter essere verificabile ovunque nella PA. Richiedere una pergamena stampata comporta una complicazione e un ritardo nei tempi che rischia di tramutarsi per il cittadino straniero in una perdita dei requisiti. Il che si tramuta a sua volta in una perdita del diritto di cittadinanza e quindi di un irregolare in più.
Certamente, come già detto, la questione burocrazia colpisce un po’ ognuno di noi, in molteplici campi, ma è particolarmente ingrata negli affari di immigrazione, dove spesso e volentieri la stessa interpretazione delle normative è imprecisa e arbitraria.

Non interessarsi della questione è una scelta politica miope, che la si veda da destra o da sinistra, poiché essa in effetti incide, e assai, sulla salute del nostro paese.
Come spesso ho affermato, l’immigrazione è un concetto complesso e difficile non solo da analizzare ma anche da trattare, per diffidenza istintiva e storica e per la sua stessa natura articolata. Ho avuto modo, in più occasioni, di trattare l’argomento sotto diversi punti di vista: sociologico, economico e culturale. Ciò che è sempre emerso da queste mie personali analisi è la catena di difficoltà che entrambe le “parti” – se così le possiamo grossolanamente definire – incontrano. Stranieri e paesi ospiti si trovano spesso, e in Italia azzarderei sempre, coinvolti in un match di accuse reciproche, alle volte, tocca dire, anche corrette.
La soluzione ai problemi che i fenomeni di migrazione si portano dietro non è cosa da poco e certamente non è di immediata fattibilità.

Altrettanto vero è però il fatto che molti di questi problemi sono in realtà ostacoli piuttosto semplici da superare, a cui l’asticella viene alzata per pigrizia, negligenza o disinteresse.
Fra tutti trovo l’ostacolo burocratico particolarmente insidioso.
La burocrazia, ça va sans dire, è un argomento noto al limite della banalità in Italia. Lunga, intricata e troppo spesso inutilmente complicata.
Il problema è che quando essa di scontra con la già difficile questione dell’immigrazione spesso e volentieri si arriva ben oltre un semplice disservizio, generando invece veri e propri impedimenti.
Prendiamo ad esempio le certificazioni delle prove d’esame dei livelli linguistici italiani, indispensabili per la richiesta di cittadinanza. I risultati di tali test, che nel caso di esito positivo servono logicamente per stabilire l’idoneità della domanda e procedere con l’iter burocratico, sono consultabili tramite QRcode. O meglio, sarebbero consultabili tramite questo strumento veloce ed efficiente, non fosse che nella maggioranza dei casi la questura si ritrova a dover richiedere l’originale, non facendo fede a un provvisorio che dovrebbe poter essere verificabile ovunque nella PA. Richiedere una pergamena stampata comporta una complicazione e un ritardo nei tempi che rischia di tramutarsi per il cittadino straniero in una perdita dei requisiti. Il che si tramuta a sua volta in una perdita del diritto di cittadinanza e quindi di un irregolare in più.
Certamente, come già detto, la questione burocrazia colpisce un po’ ognuno di noi, in molteplici campi, ma è particolarmente ingrata negli affari di immigrazione, dove spesso e volentieri la stessa interpretazione delle normative è imprecisa e arbitraria.

Come spesso ho affermato, l’immigrazione è un concetto complesso e difficile non solo da analizzare ma anche da trattare, per diffidenza istintiva e storica e per la sua stessa natura articolata. Ho avuto modo, in più occasioni, di trattare l’argomento sotto diversi punti di vista: sociologico, economico e culturale. Ciò che è sempre emerso da queste mie personali analisi è la catena di difficoltà che entrambe le “parti” – se così le possiamo grossolanamente definire – incontrano. Stranieri e paesi ospiti si trovano spesso, e in Italia azzarderei sempre, coinvolti in un match di accuse reciproche, alle volte, tocca dire, anche corrette.
La soluzione ai problemi che i fenomeni di migrazione si portano dietro non è cosa da poco e certamente non è di immediata fattibilità.

Altrettanto vero è però il fatto che molti di questi problemi sono in realtà ostacoli piuttosto semplici da superare, a cui l’asticella viene alzata per pigrizia, negligenza o disinteresse.
Fra tutti trovo l’ostacolo burocratico particolarmente insidioso.
La burocrazia, ça va sans dire, è un argomento noto al limite della banalità in Italia. Lunga, intricata e troppo spesso inutilmente complicata.
Il problema è che quando essa di scontra con la già difficile questione dell’immigrazione spesso e volentieri si arriva ben oltre un semplice disservizio, generando invece veri e propri impedimenti.
Prendiamo ad esempio le certificazioni delle prove d’esame dei livelli linguistici italiani, indispensabili per la richiesta di cittadinanza. I risultati di tali test, che nel caso di esito positivo servono logicamente per stabilire l’idoneità della domanda e procedere con l’iter burocratico, sono consultabili tramite QRcode. O meglio, sarebbero consultabili tramite questo strumento veloce ed efficiente, non fosse che nella maggioranza dei casi la questura si ritrova a dover richiedere l’originale, non facendo fede a un provvisorio che dovrebbe poter essere verificabile ovunque nella PA. Richiedere una pergamena stampata comporta una complicazione e un ritardo nei tempi che rischia di tramutarsi per il cittadino straniero in una perdita dei requisiti. Il che si tramuta a sua volta in una perdita del diritto di cittadinanza e quindi di un irregolare in più.
Certamente, come già detto, la questione burocrazia colpisce un po’ ognuno di noi, in molteplici campi, ma è particolarmente ingrata negli affari di immigrazione, dove spesso e volentieri la stessa interpretazione delle normative è imprecisa e arbitraria.

Non interessarsi della questione è una scelta politica miope, che la si veda da destra o da sinistra, poiché essa in effetti incide, e assai, sulla salute del nostro paese.
L’economia si avvale di questa fetta di popolazione in quanto svolgono attività che pochi italiani ormai fanno; il tessuto culturale si impregna di nuove sfumature, e la società prende nuove posizioni nei confronti degli immigrati; gli stessi immigrati, soprattutto se irregolari, spesso vanno ad aumentare le fila della criminalità (sottolineo quanto spesso sia lo status legale di una persona a determinare la predisposizione a commettere un reato).
Le politiche migratorie, quindi, influiscono sulla nostra società. Dimenticarsene è un grave errore.

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