Il linguista contro il generale: una critica pretestuosa e superficiale - Luigi Pinto

Il linguista contro il generale: una critica pretestuosa e superficiale

29 Ago 2023 - Editoriali

Il linguista contro il generale: una critica pretestuosa e superficiale

Il libro “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci ha suscitato un grande interesse e una forte reazione da parte di molti lettori e commentatori. Il volume, auto-pubblicato su Amazon, si propone di analizzare e denunciare le distorsioni e le manipolazioni che caratterizzano la società contemporanea, in ambiti come la politica, la cultura, la religione, la scienza, l’educazione, i media e i diritti umani.

Tra i tanti che hanno cercato di demolire il libro del generale, spicca l’articolo del professor Massimo Arcangeli, esperto di linguistica, pubblicato sul Corriere della Sera. L’articolo si intitola “Strafalcioni e copia e incolla. Il linguista fa le pulci alla lingua del generale Vannacci” e si concentra sulla forma e non sul contenuto del libro. Il professore elenca una serie di errori d’ortografia, fonti non citate, refusi e riferimenti non contestualizzati che avrebbe trovato nel volume. Inoltre, accusa il generale di aver copiato interi passaggi da svariate fonti presenti su Internet, senza menzionarle.

L’articolo del linguista è un esempio di critica pretestuosa e superficiale, che dimostra la paura della classe “culturale” per il clamore che hanno generato le corrette tesi del generale. Invece di affrontare i temi seri e importanti sollevati dal libro, il professore si limita a fare le pulci alla lingua del generale, ignorando il fatto che il libro è auto-pubblicato e quindi non ha beneficiato di un lavoro di editing professionale. Inoltre, le accuse di plagio sono infondate e facilmente smentibili, visto che il generale ha dichiarato di aver utilizzato fonti pubbliche e accessibili a tutti per documentare le sue argomentazioni.

Il libro del generale Vannacci merita una lettura attenta e approfondita, non una critica superficiale e prevenuta. Il linguista ha perso l’occasione di confrontarsi con le idee del generale, preferendo attaccare la sua lingua. Un atteggiamento che rivela la debolezza della classe “culturale”, incapace di accettare il dissenso e il dibattito.


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