La nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina e il ruolo chiave di Taiwan - Luigi Pinto

La nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina e il ruolo chiave di Taiwan

21 Giu 2023 - Articoli

La nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Cina e il ruolo chiave di Taiwan

La rivalità tra Stati Uniti e Cina si è acuita negli ultimi anni, coinvolgendo diversi ambiti: politico, economico, militare, ideologico. Tra questi, uno dei più rilevanti è quello tecnologico, dove i due paesi si contendono la supremazia in settori strategici come l’intelligenza artificiale, il 5G, il cloud computing e i microchip.

I microchip

I microchip, o semiconduttori, sono componenti essenziali per il funzionamento di una vasta gamma di dispositivi elettronici, dai computer ai cellulari, dalle auto ai droni, dai satelliti ai missili. Sono considerati il “cervello” dell’era digitale e la chiave per lo sviluppo dell’innovazione e della competitività.

Tuttavia, la produzione di microchip è altamente concentrata in poche aree del mondo, in particolare in Asia orientale, dove si trova circa il 75% della capacità globale. Tra questi, il paese leader è Taiwan, che da solo detiene il 63% della quota mondiale e ospita le due maggiori aziende del settore: TSMC e UMC.

Crollo della produttività statunitense

Taiwan è quindi un attore cruciale nella catena globale del valore dei microchip e un fornitore indispensabile sia per gli Stati Uniti che per la Cina. Gli Stati Uniti, infatti, hanno visto la loro capacità produttiva crollare negli ultimi decenni, passando dal 37% nel 1990 al 12% nel 2020, e dipendono fortemente dalle importazioni da Taiwan per soddisfare la domanda interna e quella dei loro alleati. La Cina, invece, pur avendo investito massicciamente nel settore, non è ancora in grado di produrre microchip avanzati al livello di quelli taiwanesi e deve ricorrere alle importazioni per colmare il divario tecnologico.

Braccio di ferro tra Cina e USA

Questo scenario crea una situazione di tensione e competizione tra le due superpotenze, che cercano di assicurarsi l’accesso ai microchip taiwanesi e di limitare quello dell’avversario. Gli Stati Uniti hanno adottato una serie di misure per proteggere la loro leadership tecnologica e ostacolare le ambizioni cinesi. Tra queste: sanzioni commerciali contro le aziende cinesi accusate di violare i diritti umani o di minacciare la sicurezza nazionale; restrizioni alle esportazioni di tecnologia sensibile verso la Cina; incentivi fiscali e finanziari per rilanciare la produzione domestica di microchip; alleanze con altri paesi produttori come il Giappone e la Corea del Sud.

Corsa per ridurre la dipendenza estera

La Cina ha reagito con misure analoghe per ridurre la sua dipendenza dai microchip stranieri e promuovere la sua autonomia tecnologica. Tra queste: investimenti pubblici e privati nel settore dei semiconduttori; acquisizioni di aziende estere con know-how tecnologico; sostegno alle imprese nazionali per sviluppare alternative ai prodotti statunitensi; rafforzamento delle relazioni con altri paesi fornitori come il Vietnam e la Malesia.

Taiwan conteso

In questo contesto, Taiwan si trova in una posizione delicata e vulnerabile. Da un lato, è un partner strategico degli Stati Uniti, con cui condivide valori democratici e interessi economici. Dall’altro, è un obiettivo storico della Cina, che la considera una provincia ribelle da riunificare con la forza se necessario. Taiwan, infatti, si autogoverna dal 1949, quando i nazionalisti del Kuomintang si rifugiarono sull’isola dopo aver perso la guerra civile contro i comunisti di Mao Zedong. Da allora, la Cina non ha mai rinunciato alla sua pretesa di sovranità su Taiwan e ha minacciato di usare la violenza in caso di dichiarazione di indipendenza o di interferenza esterna.

Cambi di potere sull’isola

La tensione tra Cina e Taiwan si è aggravata negli ultimi anni, a causa dell’ascesa al potere del Partito Democratico Progressista (DPP), che ha una visione più assertiva dell’identità e della sovranità taiwanesi, e della crescente pressione militare e diplomatica della Cina, che ha aumentato le esercitazioni e le incursioni nello spazio aereo e marittimo di Taiwan e ha ridotto il numero dei suoi alleati internazionali. La situazione è diventata ancora più critica dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2023, che ha fatto temere un’azione simile da parte della Cina verso Taiwan.

Sostegno statunitense

Gli Stati Uniti hanno espresso il loro sostegno a Taiwan e hanno rafforzato la loro presenza militare nella regione, ma non hanno chiarito se interverrebbero in caso di attacco cinese. La politica statunitense nei confronti di Taiwan è infatti basata sull’ambiguità strategica, che consiste nel non riconoscere formalmente l’indipendenza di Taiwan ma nemmeno la sua appartenenza alla Cina, e nel lasciare aperta la possibilità di una risposta militare in caso di crisi. Questa politica mira a scoraggiare sia la Cina dall’usare la forza sia Taiwan dal provocare la Cina.

Tuttavia, questa politica potrebbe non essere più efficace nel contesto attuale, dove la Cina è diventata più potente e aggressiva e Taiwan più determinata e orgogliosa. Alcuni esperti ritengono che gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare l’ambiguità strategica e adottare una deterrenza chiara e credibile nei confronti della Cina, garantendo a Taiwan la loro protezione in caso di conflitto. Altri sostengono che gli Stati Uniti dovrebbero mantenere l’ambiguità strategica e cercare di dialogare con la Cina per trovare una soluzione pacifica e negoziata alla questione taiwanese.

In ogni caso, il destino di Taiwan dipenderà non solo dalle decisioni degli Stati Uniti e della Cina, ma anche dalla volontà del suo popolo, che dovrà scegliere tra due opzioni: continuare a perseguire il suo sogno di indipendenza, a rischio di scatenare una guerra devastante; o accettare un compromesso con la Cina, a costo di rinunciare alla sua libertà e democrazia.


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