La Cina aumenta le testate nucleari: tutti i numeri del dossier atomico - Luigi Pinto

La Cina aumenta le testate nucleari: tutti i numeri del dossier atomico

15 Giu 2023 - Rassegna

La Cina aumenta le testate nucleari: tutti i numeri del dossier atomico

Lo spettro nucleare rimane uno dei grandi punti interrogativi di un mondo in continua ebollizione. Gli occhi del mondo sono puntati sulla Russia, che con lo spostamento delle testate tattiche in Bielorussia ha confermato un certo sdoganamento dell’idea di sfruttare anche questo tipo di armi, pur solo come minaccia. Ma oltre a Mosca, a destare l’interesse degli analisti sono anche altri arsenali, specialmente quelli di potenze che appaiono in ascesa o intenzionate a imporre la propria agenda in aree che considerano di fondamentale importanza per la propria strategia.

Una di queste potenze è la Cina, che negli ultimi anni ha visto aumentare non solo il proprio arsenale convenzionale e la quantità (e qualità) di tutte le forze armate, ma anche del proprio arsenale nucleare. L’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, comunemente noto con l’acronimo Sipri, ha sottolineato, nel suo ultimo rapporto, che Pechino ha aumentato il volume del proprio arsenale nucleare con 60 nuove testate. Il numero di ordigni nucleare a disposizione della Repubblica popolare cinese è così passato dalle 350 di gennaio 2022 alle 410 individuate nel gennaio di quest’anno.

L’aumento è quello più elevato tra tutte le potenze dotate di questo tipo di armi. Non solo: questo aumenta va anche in un certo senso in controtendenza, dal momento che il Sipri ha stimato una lieve diminuzione delle testate complessive delle maggiori potenze (da 12.710 a 12.512) e con la Cina che nella sua dottrina ha sempre parlato di un numero minimo necessario per la sola sicurezza nazionale.

L’evoluzione sempre dunque diversa rispetto a quanto preventivato negli anni più recenti da Pechino. E Hans Kristensen, ricercatore senior del think tank svedese, ha inoltre evidenziato come ad aumentare non siano solo le testate nucleare, ma anche i missili balistici intercontinentali che, stando all’analista, potrebbero raggiungere lo stesso numero di Russia e Stati Uniti “entro la fine del decennio”. In base a questi numeri e soprattutto al mutevole quadro geopolitico internazionale e, nello specifico, dell’Indo-Pacifico, non può essere quindi dato per scontato che in futuro non cambi anche la dottrina nucleare cinese. E questo modificherebbe anche il quadro di riferimento di Washington e dei principali attori dell’area asiatica, India ma non solo.

Il cambiamento dell’arsenale cinese non esclude né deve fare dimenticare che al momento le maggiori potenze nucleari rimangano Russia e Stati Uniti, che con le loro scorte rappresentano una buona parte del volume totale delle testate mondiali. Tuttavia – e su questo puntano diversi osservatori – quello che preoccupa è il ritorno a una corsa al nucleare che sembrava in qualche modo essere relegata a un periodo storico che coincideva con la Guerra Fredda. Dall’inizio della guerra in Ucraina si è assistito a una progressiva riduzione della trasparenza nella gestione e nella condivisione dei dati sulle armi nucleari. E nel frattempo, come ricordato su Startmag, tutte le potenze sembrano intenzionate ad aumentare il numero di queste armi: un discorso che vale non solo per la Cina, ma anche in ambito Nato.


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